Esigo, quindi sono
L'“anello di fuoco” (Ringo of fire) è una regione del mondo nell’area Asia-Pacifico dove la terra trema, i vulcani sputano fuoco e le inondazioni scatenano tragedie. Un “anello di fuoco, conflitti e guerre” situato nelle nostre vicinanze, altrettanto distruttivo. C’è frustrazione e delusione per lo stato dell’Esercito, la mancanza di fondi e la lentezza dei processi di approvvigionamento. C’è un incendio alle porte di casa nostra. La società sonnecchia compiaciuta e i pompieri studiano tranquillamente i prospetti per una nuova e costosa autopompa.
Ci siamo accomodati in una situazione di prosperità sociale. Viziati e sazi, trascuriamo quanto siano diventate gravi le minacce alla nostra democrazia, al nostro Stato di diritto e alla nostra libertà in pace. L’insoddisfazione e il bisogno di maggiore sicurezza stanno crescendo nella società. Si sta diffondendo un’aspettativa quasi oltraggiosa nei confronti dello Stato: “Esigo, quindi sono! ”. La paura di perdere il benessere porta ad aggressioni subliminali o aperte. Il letargo che ha attanagliato politici e società contrasta con quanto possiamo già osservare militarmente in Ucraina.
Alcuni insegnamenti dall’Ucraina
A livello tattico e operativo, in Ucraina si stanno verificando eventi militari rivoluzionari. Il campo di battaglia “di vetro” sta cambiando il modo in cui attacchiamo e ci difendiamo. Droni commerciali a basso costo danno la caccia a carri armati e singoli fanti.
Quello che possiamo osservare è che mentre i carri armati e i cannoni semoventi hanno ancora una funzione centrale sul campo di battaglia, devono essere impiegati in modo tatticamente diverso, perché nel contempo anche questi sistemi sono beneficiari e vittime di questo nuovo campo di battaglia “trasparente”.
L’anno passato, la condotta della guerra elettronica a livello tattico inferiore è stata un grande successo per la difesa dai droni; ma la tendenza sembra essere quella di neutralizzare gli effetti, anche di droni più economici, attraverso una ricerca autonoma e a prova di interferenze. L’intelligenza artificiale si sta facendo strada, anche nel conflitto di Gaza.
Stiamo assistendo all'impiego di veicoli da combattimento telecomandati e semi-autonomi. Il veicolo da combattimento controllato dall'intelligenza artificiale che va autonomamente “a caccia” sul campo di battaglia, non è più solo una promessa dei nerd della tecnologia. Chiunque chiuda gli occhi sul fatto che questo sviluppo sia dietro l'angolo può essere considerato soltanto un nostalgico. Sciami di droni controllati dall’intelligenza artificiale che si coordinano tra loro per sopraffare le difese e ottimizzare gli effetti di distruzione sono un prossimo passo. Se in passato la terza dimensione era il dominio delle forze aeree e dei piloti che determinavano le modalità di guerra, anche qui la situazione sta evolvendo con sempre maggiore rapidità.
Veicoli volanti senza equipaggio cercano di penetrare dispositivi sempre più densi di difesa antiaerea, gli aerei da combattimento (con equipaggio) osano a malapena ad avvicinarsi alla propria linea del fronte e sganciano bombe “plananti” per restare all’esterno delle difese antiaeree nemiche. I droni sono una minaccia esistenziale per le infrastrutture critiche civili e militari. Per l’Ucraina ciò significa che in questo ambito non è nemmeno possibile difendersi senza una cooperazione internazionale.
La data di scadenza dei sistemi principale è ancora di rilievo?
Se la Svizzera fosse attaccata dalla distanza, è facile intravedere dei paralleli. Per quanto riguarda gli attuali cambiamenti nella condotta di una guerra, il detto che “nulla viene mangiato tanto caldo quanto è cotto” per una volta sembra essere stato accantonato. Siamo pronti ad affrontare questi cambiamenti? Senza voler offendere coloro che nell’esercito hanno il compito di pianificarlo, occorre chiedersi se non si faccia troppo spesso riferimento al fatto che i rapporti dell’esercito sulla difesa aerea, terrestre e cibernetica coprano tutto l’essenziale. Ritenere che i carri armati e l’artiglieria, come una volta, siano l’alfa e l’omega sul campo di battaglia, cui nel frattempo si sono aggiunti i droni, appare essere una conclusione troppo miope. Sono corrette le nostre priorità, che presuppongono fondi sufficienti per gli investimenti, rispetto alla data di scadenza dei principali sistemi d’arma esistenti?
Queste riflessioni possono sembrare quasi eretiche in un dibattito come quello attuale, fortemente guidato dall’ottica finanziaria. Tuttavia, non possiamo evitarle. La guerra ibrida della Russia contro il Nord globale è in corso e la Svizzera si trova proprio nel mezzo. La Svizzera sembra attualmente impotente di fronte alle operazioni di informazione. Finora ci siamo limitati ad aver fede nel riferimento di responsabilità della Cancelleria federale. Siamo sotto pressione anche dal punto di vista informatico; ora, non in un possibile futuro. Se la gestione dei conflitti ibridi diventerà una realtà, non potremo fare a meno di pensare a quanto la neutralità debba poi contribuire alla nostra sicurezza. C’è ancora molto lavoro mentale da fare. Il “fare come al solito o come si è sempre fatto” non sarà più sufficiente.
Comments and Responses
Be the First to Comment