la SSU accoglie con favore e sostiene il nuovo orientamento e la strategia di recupero della capacità di difesa dell’esercito, come presentata al pubblico dal Capo dell’Esercito, cdt C Thomas Süssli, il 17 agosto 2023 nell’ambito dell’esposizione dell’esercito “CONNECTED 23”. Decisivo per il successo è il rafforzamento attivo della difesa in tutti i campi d’azione e ambiti di responsabilità.
La SSU prende atto con soddisfazione del fatto che è in corso un cambiamento di paradigma. Si passa da riforme dell’esercito piuttosto prolungate e a lungo termine, a uno sviluppo agile e adattativo delle capacità di difesa militare. Questo approccio è volto a consentire all’esercito di adeguarsi più velocemente, in modo flessibile e in tappe più rapide alle mutevoli situazioni della minaccia.
Non è stata solo la guerra in Ucraina a rendere in quale direzione e secondo quali modalità l’esercito debba aggiornarsi e riarmarsi. Le direzioni a livello strategico per il rafforzamento della capacità di difesa devono essere allineate in modo globale. L’esercito deve approfittare del progresso tecnologico, avanzare rapidamente nella digitalizzazione, ampliare i servizi informatici in modo professionale e decentrare nuovamente la logistica orientata all’impiego.
Il profilo delle prestazioni delle forze terrestri torna a essere importante. Nel caso in cui un certo numero di Leopard 2 (c arm 87) venga dismesso dal Parlamento e venduto al costruttore, la SSU chiede con urgenza che vengano avviate trattative su misure di compensazione di ampia portata a livello di trasferimento di tecnologia. “Classe piuttosto che massa”.
Con il previsto abbandono, nell’acquisizione dei sistemi, da un approccio incentrato sulle finanze a beneficio di uno incentrato sulla costruzione di capacità modulari, la politica è maggiormente responsabilizzata. Calendario e tabella di marcia per il raggiungimento delle capacità militari di difesa sono determinati essenzialmente dal budget disponibile per la difesa.
La SSU sostiene una maggiore cooperazione internazionale con le Nazioni Unite, l’OSCE e l’alleanza militare occidentale. La SSU aderisce alla neutralità militare armata e respinge l’adesione alla NATO. Affinché l’Esercito svizzero sia percepito e rispettato come partner credibile nel contesto della sicurezza europea, sono necessari una solida preparazione di base alla difesa e un equilibrio delle capacità di difesa in ampiezza e profondità. Il nuovo orientamento presuppone che la coesione della NATO non sia minacciata nel medio termine e che superi lo “stress test” dei governi autoritari e nazionalisti. Non fosse il caso, ci si può chiedere per quale motivo l’esercito dovrebbe accettare ampie riduzione della propria capacità di difesa per avvicinarsi alla NATO.
Con il rapporto dell’esercito “Rafforzamento della capacità di difesa – Obiettivi e strategia per il potenziamento”, il comando dell'esercito si è assunto la responsabilità di una corsia preferenziale a livello di politica di sicurezza e ha mostrato il coraggio per colmare delle lacune. La SSU accoglie con favore il rafforzamento, atteso da tempo, della missione principale dell’Esercito svizzero, ovvero la “difesa”. Ne sosterrà l’attuazione, accompagnando e contribuendo attivamente alla definizione della futura strategia di politica di difesa. Per la SSU, al momento non è chiaro quale sia il contributo concreto che l’esercito, la politica, l’economia e la società dovranno dare per realizzare con successo il nuovo obiettivo.
Se il budget dell’1% del PIL, pari a nove miliardi entro il 2030 e richiesto dal Parlamento, sarà rinviato dal Consiglio federale al 2035, all’esercito mancheranno dieci miliardi di franchi, che non potranno più essere compensati. Per la SSU e le altre associazioni militari, questo ritardo è inaccettabile. I 13 miliardi richiesti entro il 2031, destinati al rinnovo parziale e adattativo dell’esercito sono considerati un minimo e devono essere garantiti dai politici. Le obiezioni fallaci secondo cui l’esercito non riuscirebbe a spendere così tanto denaro non sono accettabili. È vero che la situazione dello sviluppo e delle consegne nell’industria della difesa è tesa e che armasuisse deve accelerare i processi di approvvigionamento. Con il decentramento della logistica di guerra, inoltre, saranno necessari molti beni immobili nuovi e vecchi. Potrebbero essere realizzati in modo rapido e flessibile mediante i cosiddetti approvvigionamenti “di transizione”.
Primo aprile a luglio
È stato il calo estivo a livello giornalistico o solo un maldestro tentativo di dare all’esercito una stoccata imbarazzante? Si tratta della sistemazione dei quadri militari in alberghi o altri alloggi separati dalle truppe. Il costo: meno di 13 milioni di franchi all’anno. Ero tentato di esercitare il mio diritto di non commentare questioni che non meritano di essere commentate. Non c'è alcun obbligo di commentare. Ma proprio perché uno sguardo al calendario conferma che non siamo all’inizio di aprile, in questo caso è comunque importante proporre un commento. È increscioso cercare di negare ai quadri questi vantaggi con argomenti di tipo finanziario. Allo stesso modo, i quadri dovrebbero fare a meno della prima classe sui trasporti pubblici e mangiare in sale comuni. Se i quadri militari e di professione stabilissero un calcolo dei costi completo e fatturassero debitamente tutto il loro lavoro pre- e post servizio, che fossero volontari o che fossero indennizzati in modo marginale, i costi degli alberghi sarebbero più che silenziosamente affossati dal rumore delle spese militari. Non se ne parla. In una società viziata dal consumo e dall’opulenza, la milizia “vissuta”, non solo nell’esercito, sta diventando una via sempre più difficile. I quadri dell’esercito si assumono maggiori responsabilità, continuano la loro formazione e sono pronti a fare di più. Per questo meritano il nostro rispetto, riconoscimento e apprezzamento.
Il nuovo logo dell’Esercito svizzero è stato accolto positivamente dalla SSU. Lo scudo “Helvetia” simboleggia la difesa. L'Esercito svizzero difende.
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