Uno scorpione incontra una rana sulla riva di un fiume. “Cara rana, portami con te sulla schiena fino all’altra riva!”, chiede lo scorpione. “Non sono stanca di vivere. Se siamo sull’acqua, mi pungerai e allora morirò”, risponde la rana. “No, se ti pungerò affogherò e morirò”, dice lo scorpione. “Per me ha senso. Sali sulla mia schiena”, dice la rana. Non appena ha nuotato per qualche metro, la rana sente un dolore acuto. “Dannazione, ora mi hai punto e moriremo entrambi”, dice la rana. “Lo so. Mi dispiace, ma sono uno scorpione e gli scorpioni pungono”, risponde lo scorpione prima di affogare. (origine sconosciuta)
La favola mostra una situazione “perdente-perdente”: rana e scorpione muoiono. Paragono la rana a un essere umano che ha imparato ad adattarsi nel corso della sua socializzazione e apprende nel suo ambiente sociale l’importanza di una convivenza pacifica con gli altri. Un essere umano orientato alla cooperazione e consapevole di non poter esistere da solo in questo mondo, che ha sperimentato la solidarietà e agisce in base a una fiducia interiore. Continua a dare fiducia nella speranza di non venir deluso e di trovare amici. Si potrebbe rimproverare alla rana di essere alquanto ingenua.
Ora il confronto con l’uomo “scorpione”. Che cosa ha imparato? Mi pungo, quindi sono? Anche se poi mi uccido. Cosa è andato storto e cosa non ha funzionato a livello di ambiente sociale? Cosa pensa lo scorpione prima della puntura fatale? Non meriti di meglio? Gli scorpioni pungono e le rane si fidano, vengono deluse e si fidano di nuovo! Per proteggere le rane ci sono leggi, ordinanze, regolamenti, norme e diritti umani e internazionali, affinché il potere di una sola persona non trascini tutti in un baratro. E chi non le rispetta è destinato a soccombere, perché ci sono persone che difendono sistemi di valori democratici, rispettosi della vita e generalmente accettati.
Purtroppo, nella guerra in Ucraina ci sono politici “scorpioni” in entrambi gli schieramenti. In Occidente ci sono molte rane che sperano che tutto possa finire bene se si continuerà abbastanza tempo a costruire sulla fiducia. È triste vedere come la comunità internazionale veda aumentare il numero dei “perdenti”.
Posti davanti al pericolo di finire in secca, i politici svizzeri sperano di raggiungere la riva indenni e al sicuro. Durante la sessione estiva sono stati affrontati temi scottanti di politica di sicurezza e sono state prese decisioni coraggiose.
La SSU prende posizione sui temi seguenti
- La proposta del Consiglio federale di ospitare i richiedenti asilo in container negli stazionamenti militari è stata respinta dal Consiglio degli Stati e non sono state stanziate le risorse finanziarie necessarie. Per la SSU aver scelto i tre maggiori siti militari dove si addestrano le unità meccanizzate è incomprensibile. Il pericolo di un’ulteriore traumatizzazione delle persone sarebbe stato grande. Se un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo fosse stato accolto, le piazze d’armi e d’istruzione militare avrebbero dovuto limitare fortemente o addirittura interrompere del tutto le loro attività. I militari che adempiono ai loro obblighi di servizio hanno diritto di disporre delle migliori strutture di alloggio, logistica e addestramento. La SSU richiede che un eventuale coesistenza sia chiaramente delimitata, ma soprattutto che non vi sia coesistenza nelle caserme. L’andamento del servizio non deve subire interruzioni e va garantita la sicurezza di tutte le persone coinvolte.
- La SSU sostiene il modello di obbligo di prestare servizio di sicurezza. La SSU non sostiene il servizio obbligatorio per le donne, come invece previsto dal modello di obbligo di prestare servizio orientato al fabbisogno e dall’iniziativa “Service Citoyen”. L’accorpamento del servizio civile e della protezione civile nel quadro di un servizio di sicurezza obbligatorio mira a stabilizzare l’alimentazione in personale della protezione civile e dell’Esercito. Le partenze anticipate di militi idonei al servizio militare verso il servizio civile, grazie a una quasi libertà di scelta, devono essere ridotte e rese più difficili. I servizi civili continueranno a essere proposti nella nuova organizzazione di protezione. Una fusione isolata e prematura del servizio civile e della protezione civile metterebbe a rischio l’attuazione del modello di obbligo di servizio di sicurezza. Il progetto di legge dovrebbe essere discusso dal Consiglio federale nel novembre 2024.
- La SSU respinge la proposta di destinare miliardi di aiuti per la ricostruzione. L’Esercito soffre della tensione tra due articoli costituzionali: il mandato dell’esercito dell’art. 58 e il freno all’indebitamento dell’art. 126. Per la SSU un esercito di milizia forte ha la massima priorità. Chiede quindi che il bilancio della difesa venga aumentato il più rapidamente possibile fino a raggiungere l’1% del PIL entro il 2030. Si oppone fermamente ai tentativi di ritardare o ridimensionare questo obiettivo. La sicurezza deve essere vista in modo globale. Con la cooperazione internazionale allo sviluppo, la “Svizzera umanitaria” deve essere in grado di adempiere al suo mandato anche con risorse finanziarie limitate, se necessario affrontando tagli o abbandonando compiti. L’Esercito svizzero lo fa da tempo.
- Nessuna messa fuori servizio dei carri armati 87 Leo-2 fino a quando non saranno chiaramente illustrate e dimostrate una strategia di difesa credibile e una dottrina militare per l’Esercito svizzero del futuro. Le finanze devono essere garantite a lungo termine per garantire avere una sicurezza di pianificazione. Nella seconda metà del 2023, la SSU si aspetta dichiarazioni convincenti da parte dei vertici dell’Esercito sull’obiettivo 2030: come migliorare la capacità di difesa, tenendo conto della resilienza e della cooperazione internazionale. La SSU rivaluterà quindi la situazione e fornirà informazioni. Per quanto riguarda i carri armati Leo-1, la SSU insiste sul rispetto delle basi legali. La Confederazione è proprietaria di Ruag e, indirettamente, anche dei Leo-1. Per concedere una licenza di esportazione all’Ucraina restano applicabili sia il diritto sulla neutralità, sia la legge sul materiale bellico (LMB).
“Alle democrazie liberali non basta definirsi semplicemente in rapporto a ciò cui si è contro”. Gerald Hosp.
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